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sabato 2 giugno 2018

Il coraggio dei moderati

di Alessandro Barbano *

Cari lettori, quello che mi accingo a scrivere è il mio ultimo articolo da direttore del Mattino. Il mio rapporto con questo giornale, che ho molto amato, e sempre molto amerò, si interrompe per decisione dell'Editore. A cui va in ogni caso il mio ringraziamento sincero per la fiducia accordatami per quasi sei anni.
Durante questo periodo la crisi del Paese è andata sempre più coincidendo con la crisi del suo racconto. E cioè con l'imporsi di una retorica che ha svuotato di senso le parole su cui si fonda il patto civile tra rappresentati e rappresentanti, tra cittadini e istituzioni. Con l'effetto di indebolire la delega del sapere e del potere, annullare la valenza simbolica dell'autorità, azzerare le forme della democrazia, instaurando nel discorso pubblico un analfabetismo che ci fa vedere l'Italia peggiore di quanto sia nella realtà. Così sfuma ogni differenza tra le élite e la casta, tra il compromesso e l'inciucio, tra le prerogative quirinalizie e i veti eterodiretti. Allo stesso modo è possibile dichiarare l'impeachment del capo dello Stato e il giorno dopo recarsi al Colle per un colloquio privato, senza che ciò abbia alcuna conseguenza apparente sulla qualità delle relazioni istituzionali. Ciò vuol dire che più le parole sono forti, meno valgono.
A una babele di parole irrilevanti è ridotta la politica. La tattica detta i tempi e occupa gli spazi di una dialettica pubblica caduta in un'impasse permanente, senza esiti né direzione. La tattica ci consegna dopo tre mesi di trattative un governo che lega in un contratto due radicalismi, ma ci consegna anche l'urgenza di una pedagogia civile capace di rieducare la società. È in questo momento che si sente la mancanza di un pensiero moderato, in grado di persuadere i cittadini, con la stessa efficacia del #populismo, che la democrazia non è solo utile e necessaria, ma è anche bella, con tutte le sue imperfezioni.
Con una tenacia pari al prestigio della sua storia, Il Mattino ha perseguito questo obiettivo. Tanto più la grammatica civile si semplificava e perdeva le sue congiunzioni, tanto più il giornale ha fatto esercizio di traduzione della complessità. Poiché nessuna conoscenza che si rispetti è riducibile a bianco o nero, ma rivela la sua profondità nelle sfumature di grigio che è in grado di rendere visibili. Che si parlasse dell'eclissi del Mezzogiorno nell'agenda dei governi, o piuttosto della sua narrazione per stereotipi nella fiction e nel romanzo, dello scolorire dell'Europa nella coscienza delle opinioni pubbliche o piuttosto dell'impatto delle migrazioni sulle società, dell'efficacia della lotta alla corruzione o piuttosto delle garanzie dei cittadini di fronte alla pervasività della giustizia, dell'espansione dei diritti civili o piuttosto dei limiti alle possibilità della tecnica, questo giornale ha cercato una sintesi tra tutte le ragioni in campo.
Ma la sintesi non è mai stata comoda terzietà, quanto piuttosto approdo convinto di una dialettica aperta e senza pregiudizi, capace anche di prendere e difendere posizioni forti e in controtendenza. Il Mattino in questi anni lo ha fatto coltivando il metodo del dubbio e del confronto che si accendeva ogni mattina in una redazione meravigliosa, e si spegneva solo a notte, quando anche l'ultima edizione era chiusa, per ravvivarsi poche ore dopo. Con la convinzione che anche il dissenso, soprattutto il dissenso, è un'energia del miglior giornalismo.
Devo molto a questi colleghi col tempo divenuti amici, con cui ho condiviso momenti di straordinaria intensità. Separarmi da loro, nessuno escluso, mi costa. Ma è la dura legge del direttore, la cui avventura professionale è solo un segmento della vita di un grande giornale, quasi a ricordare, anche a lui, che un grande giornale non appartiene a nessuno, è patrimonio di una intera comunità e passa tra le generazioni. E va perciò protetto come un bene prezioso. Devo altresì un grazie sincero a una pattuglia di editorialisti di grande qualità, provenienti dai più diversi contesti culturali e geografici del Paese, cresciuti in questi anni attorno al Mattino nella libertà che si deve riconoscere a un pensiero originale.
Mi conforta lasciare un giornale rinnovato da pochi giorni nella sua veste grafica, e dopo aver ricordato con un premio letterario, a lei intitolato, la fondatrice Matilde Serao, una giornalista di razza che non piegò la schiena ai sovranismi montanti del primo Novecento, e anche per questo perse il Nobel. Mi sono ispirato, i lettori giudicheranno se e quanto ci sia riuscito, al suo esempio morale, alla sua capacità di raccontare Napoli e il Mezzogiorno con distacco e senza fare sconti, ma con rispetto e amore per il suo popolo.
Ho amato anch'io Napoli dal primo giorno, e dopo sei anni la sento dentro di me come una linfa vitale. Suggerisco al mio successore, Federico Monga, di fare altrettanto. È bravissimo e perbene, ha tutte le qualità per vincere la sfida che da oggi ha davanti a sé. Gli auguro di avere coraggio.
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* Editoriale pubblicato sul quotidiano Il Mattino di Napoli, dal direttore Alessandro Barbano, in data 2 giugno 2018

mercoledì 21 giugno 2017

I giornalisti e la formazione professionale

Fpc Giornalisti anche per gli iscritti all’Albo da più di 30 anni. Un’anomalia tutta italiana che neppure il ministro della Giustizia, Andrea Orlando è riuscito a correggere. In tutti gli altri Ordini professionali, dopo i 25 anni, gli iscritti non hanno più l'obbligo di presenza ai corsi di formazione • https://giornalistiitaliani.wordpress.com

sabato 8 aprile 2017

«Fact Check», un’etichetta contro le bufale online

«Fact Check», un’etichetta contro le bufale online
 
La cosiddetta «libertà del web». Se ne sta facendo un gran parlare, di questi tempi. Internet, si sa, pullula di «blogger amatoriali» (così vengono definiti quei titolari di blog o siti web non iscritti all’Ordine dei Giornalisti) che non solo ignorano le norme vigenti sulla privacy ma anche le varie discipline giuridiche, le leggi sulla stampa, sul diritto d’autore, la deontologia professionale, l’etica, e via dicendo. Questo perché i vari provider, operanti in Italia, consentono a un qualsiasi utente che dispone di una connessione di aprire delle pagine web d’«informazione», senza preoccuparsi neppure minimamente di avvertirli dei loro limiti, di ciò che possono fare e di ciò per legge non è invece loro consentito: cioè improvvisarsi «operatori dell’Informazione» e veicolare «notizie». Con risultati, spesso (ahinoi!) tutt’altro che gratificanti...
Ora, finalmente!, ecco una buona notizia. La disinformazione online (e la diffusione di bufale nella Rete) costringe le piattaforme web a prendere le dovute contromisure. Dopo la guida per gli utenti sulle «fake news» messa a punto da Facebook, arriva l’etichetta di verifica, «fact-checking», nel motore di ricerca di Google e in Google News.
«D’ora in avanti» - sottolineano i vertici della società di Mountain View in un comunicato stampa - «quando viene effettuata una ricerca, Google restituisce un risultato che contiene la verifica dei fatti. Questa informazione verrà chiaramente visualizzata nella pagina dei risultati di ricerca. Verranno mostrate informazioni sulla dichiarazione verificata, da chi è stata fatta e se una fonte ha verificato quella particolare dichiarazione. Le verifiche non sono fatte da Google ma da media ed editori che per usufruire di questa etichetta devono utilizzare gli standard sviluppati da Schema.org, Duke University Reporters Lab e da Jigsaw», la sezione di Google che si occupa di soluzioni tecnologiche.
«Rendendo queste attività di fact-checking più visibili nei risultati di ricerca» - sottolineano Justin Kosslyn, Product Manager di Jigsaw e Cong Yu, ricercatore di Google Research - «riteniamo che gli utenti possano esaminarle e valutarle con maggiore facilità per formarsi così opinioni e pareri informati. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di altre organizzazioni e senza il sostegno della comunità di fact checking, che è cresciuta fino a includere più di 115 organizzazioni».
Insomma, un’iniziativa degna di lodi che - quanto pare - sembra intenzionata a cambiare radicalmente il modo di vivere in Rete.

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martedì 31 maggio 2016

FPC

Formazione Professionale Continua, da oggi jn vigore il nuovo regolamento

martedì 25 agosto 2015

Quotidiani. «La Provincia di Cosenza». Soluri: «Una vicenda paradossale da risolvere al più presto!»

Cavicendaaro. Sull’inaudito, inspiegabile caso che - da circa un mese, in Calabria - ruota attorno al quotidiano La Provincia di Cosenza (o, per meglio dire, attorno alla sua nuova proprietà editoriale) creando peraltro non pochi disagi ai giornalisti che vi lavoravano fin dalla nascita di questa testata, si registra una ferma e decisa presa di posizione da parte del Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti, presieduto dal dott. Giuseppe Soluri. vice
«Quanto sta accadendo a La Provincia di Cosenza sa di grottesco»,  dichiara il presidente Soluri. «Una vicenda che peraltro resta ancora insoluta, a distanza di quasi un mese. I fatti sono noti:  il giornale cambia direzione e, all’improvviso, anche sede della redazione, senza che i redattori (che fino al 31 luglio avevano materialmente garantito l’uscita del quotidiano, nonostante l’editore non avesse ancora provveduto a regolarizzare il loro rapporto contrattuale) ne sappiano nulla. Informati da terzi del cambio di sede, i redattori bussano alla porta della nuova redazione ma viene loro impedito l’ingresso. Fatti assurdi, anche soltanto nel loro sviluppo materiale, che vengono denunciati dai redattori e che determinano una dura presa di posizione del Sindacato Giornalisti della Calabria e anche un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle».
«Nel frattempo, La Provincia di Cosenza continua ad uscire sotto la firma del nuovo direttore responsabile e impaginata da nuovi redattori ingaggiati dalla nuova proprietà», spiega ancora il presidente Giuseppe Soluri. E aggiunge: «La vicenda, come detto, è grottesca. Ancor più se si considera che la nuova proprietà fa capo ad una azienda vitivinicola importante, conosciuta ed apprezzata (da poco entrata anche nel settore della sanità privata) e che non può avere alcun interesse a vedere offuscata la propria immagine a causa del nuovo impegno nel settore editoriale». «Mi auguro che questa vicenda paradossale trovi al più presto una soluzione ottimale», aggiunge il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. «La Provincia di Cosenza è un giornale giovane che ha bisogno di recuperare spazi di mercato affidandosi ad una redazione che lavori con entusiasmo e con il riconoscimento pieno dei propri diritti. L’appello che l’Ordine ritiene di lanciare all’azienda editrice», sottolinea il presidente Soluri, «è quello di considerare e riconoscere l’appassionato lavoro svolto dalla vecchia redazione reintegrandola subito nel progetto, perché rappresenti (unitamente ai nuovi giornalisti coinvolti) la forza trainante e determinante per una sempre maggiore presenza del giornale nel panorama editoriale calabrese». «Qualunque altra scelta», conclude il presidente regionale dell’Ordine dei Giornalisti, Giuseppe Soluri, «non potrà che danneggiare il progetto editoriale e tradursi in un pesante danno d’immagine per una proprietà che, nei settori in cui è da tempo presente, ha sempre esibito la qualità e la correttezza aziendale come marchi di fabbrica».
L’altra Calabria - Daily News > www.laltracalabria.it 
http://noigiornalisti.tumblr.com

lunedì 7 luglio 2014

Il giornalista Musolino e l’«invito» ai fedeli del parroco di Oppido Mamertina

Calabria, un caso che ha suscitato molto clamore in tutt’italia. Parroco invita in chiesa, durante l’omelia, a schiaffeggiare un giornalista del Fatto Quotidiano. Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri: «Un atto intollerabile!». Solidarietà a Lucio Musolino dal mondo giornalistico italiano, politico ed istituzionale. http://noigiornalisti.tumblr.com - http://twitter.com/NoiGiornalisti - http://www.laltracalabria.it

sabato 19 aprile 2014

Urbino, al via dal 25 aprile il Festival del giornalismo culturale

Urbino, in programma dal 25 al 27 aprile la seconda edizione del Festival del giornalismo culturale, organizzato dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche dell’Università "Carlo Bo". Tre giorni all'insegna dell'Informazione e della Cultura per sensibilizzare i più giovani. Il primo bando, infatti, è rivolto agli studenti delle scuole superiori della Regione Marche e ha come titolo: "Internet per la cultura. Quanto ti serve la Rete per conoscere il mondo?". Il secondo bando è invece intitolato "Con la Cultura si mangia?" ed è rivolto ai giornalisti di età inferiore ai 35 anni (iscritti nei rispettivi elenchi dell'Albo professionale: prf, pbl e praticanti) oltre che agli iscritti e ai diplomati nelle Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine.