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venerdì 21 febbraio 2014
giovedì 20 febbraio 2014
Libertà di Stampa, un diritto inviolabile
di Vincenzo Pitaro
Se a correre un serio rischio non fosse stata la libertà di Stampa e la democrazia del nostro Paese, beh, tutti noi giornalisti (e non solo) avremmo potuto senz’altro divertirci ad osservare - con quello stesso distacco, tipico del critico teatrale che assiste a una commedia di pessimo gusto - questo «brutto pasticciaccio» della politica italiana che sta caratterizzando, soprattutto negli ultimi tempi, la cosiddetta «seconda Repubblica».
Invece, ahinoi!, in quest’Italia della «politica improvvisata» - che non si sa bene dove andrà a finire - non si può certo continuare a stare a guardare come un… Prezzolini alla finestra.
Stanno accadendo le cose più strane: giri di valzer che contribuiscono a creare sistematicamente un clima di incertezza, liste bloccate che già hanno privato e continueranno a privare l’elettorato anche del diritto di scegliere a chi dare la preferenza, tentativi di assicurarsi impunità a tutti i livelli, intenzioni di modificare la Carta Costituzionale, provvedimenti che vorrebbero mettere alle strette con norme inadeguate la giustizia e l’Informazione, e via dicendo.
Non manca chi parla di «golpe strisciante», un termine che ovviamente non può non essere considerato inappropriato, piuttosto esagerato. Tuttavia, questi continui «condizionamenti» non fanno altro che indebolire la democrazia, finendo per rendere persino nullo il voto espresso dagli italiani.
Al contrario di quanto qualcuno pensa, intanto, non è vero che la gente non capisca i motivi di questi strani accanimenti. Mi diceva l’altro giorno una signora, conosciuta durante un volo aereo, che «la politica, oggigiorno in Italia, ha tradito tutto e tutti, ha pienamente deluso».
Poi, sentite un po’, ha finanche aggiunto (testualmente) che ciò che sta accadendo, in questo periodo, «offende i diritti naturali di ciascuno, altera la funzione dello Stato, turba la pace comune, indebolisce il sistema democratico».
A sentir pronunciare queste parole, sinceramente, siamo rimasti (non solo io ma anche altre persone presenti alla conversazione) davvero attoniti, sbalorditi.
Ma veramente le cose stanno andando così male nel nostro Paese? Veramente quel «mosaico» che costituisce la nostra democrazia sta perdendo una tessera, un tassello, giorno dopo giorno?
Non c’è democrazia al mondo, si sa, che non passi attraverso la libertà di stampa. Eppure qualcuno (o più di qualcuno), al tempo d’oggi, perdipiù nell’era di Internet e dei Social Media, pretenderebbe di scippare all’opinione pubblica il diritto di essere informata.
Diceva un famoso leader, alcuni lustri anni addietro, che «La democrazia in Italia è ormai adulta» e che «negli anni, politica e democrazia, sono cresciuti insieme». Non aveva tenuto conto, però, di un particolare molto importante: che può essere triste trovarsi adulti senza essere cresciuti e che può essere ancora più triste trovarsi cresciuti senza essere adulti. Nessun riferimento diretto, naturalmente, ai politici. Anche se ciò potrebbe valere sia per la democrazia che per loro.
Vincenzo Pitaro
mercoledì 19 febbraio 2014
«L’Ora della Calabria» e la Libertà di Stampa
di Giuseppe Soluri
La vicenda che ha coinvolto «L’Ora della Calabria», e le pressioni che il direttore responsabile del giornale, Luciano Regolo, afferma di avere subito dal suo editore e - attraverso lo stesso editore - anche dallo stampatore, rappresentano plasticamente la situazione di difficoltà, di debolezza e, in qualche caso, di degrado, in cui si muove l’editoria calabrese. Nell’occasione, Regolo ha denunciato il fatto ed ha resistito alle pressioni, e non possiamo che essere felici di questo. Il fatto conferma però, purtroppo, che quando la proprietà di un giornale è legata ad interessi non solo editoriali ma anche in qualche misura direttamente dipendenti da scelte politiche, è facile immaginare a quali e quante pressioni un direttore o una redazione siano quotidianamente sottoposti e quanto sia difficile difendere lo spazio di libertà che la stampa deve avere. Nel riaffermare il diritto dei giornalisti di non essere sottoposti a pressioni o censure di alcun genere da parte di chicchessia ed il diritto dei direttori dei giornali di esseri interpreti della linea editoriale concordata con gli editori e non certo gli «insabbiatori» di questa o quella notizia, l’Ordine dei Giornalisti della Calabria ribadisce la necessità che i giornalisti abbiano sempre e soltanto la propria coscienza, il proprio senso di responsabilità, la propria deontologia professionale, come punti di riferimento nello svolgimento del loro difficile lavoro. La libertà di stampa passa attraverso questi punti fermi e non può tollerare intrusioni o pressioni di alcun genere.
Giuseppe Soluri
Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria
martedì 11 febbraio 2014
lunedì 3 febbraio 2014
sabato 1 febbraio 2014
Arriva "Paper", il giornale di Facebook
Si chiama «Paper» e sarà lanciato negli Usa il prossimo 3 febbraio, per poi approdare anche in Italia e nel mondo. Si tratta di un servizio di news targato Facebook che non proporrà notizie basandosi su un algoritmo - come ad esempio fa Flipboard - ma grazie a operatori dell’informazione in carne ed ossa.
Secondo nuove indiscrezioni che arrivano dall’autorevole blog Re/code, il social network sta arruolando redattori per la nuova piattaforma. Mossa che #Facebook per ora non conferma, sulla scia del neonato News Digest di #Yahoo!
"I nostri redattori", spiega Re/code, "avranno il compito di scandagliare le notizie di una decina di settori e dovranno proporre un mix delle storie migliori per ogni sezione. Tutti gli articoli saranno scelti da questi redattori". Paper, secondo le fonti, non sostituirà il News Feed, il flusso di notizie nelle bacheche degli iscritti, oltre un miliardo, ma sarà un servizio a parte, non si sa ancora se sotto forma di app o sul web. Sarà invece subordinato al flusso di notizie in quando potrà contenere soltanto quegli articoli che i media hanno già condiviso su #Facebook.
L’obiettivo di Paper infatti dovrebbe essere proprio quello di incentivare gli editori a condividere sempre più contenuti sulla piattaforma social, invogliando gli iscritti a passare più tempo sulla "piazza virtuale". E di conseguenza garantendo più "occhi" agli inserzionisti pubblicitari. Una sfida non solo ad altri aggregatori di notizie come Google News o Flipboard ma anche a piattaforme come Twitter sempre più gettonate per informarsi sui temi caldi del momento.